mercoledì 28 ottobre 2015

L'accordo nucleare con l'Iran: i problemi persistono

Di seguito la traduzione adattata - a cura di Ali Reza Jalali - dell'articolo "The Iran Deal: Persisting Problems" di Michael Rubin (AEI, centro di ricerca americano neocon, 27 ottobre 2015) (https://www.aei.org/publication/the-iran-deal-persisting-problems/). Dall'articolo emerge una enorme preoccupazione per gli eventuali effetti benefici dell'Accordo di Vienna per l'Iran. In ogni caso bisogna ribadire che, le eventuali preoccupazioni del saggista, potrebbero essere giustificate in una certa misura, se e solo se ci sarà effettivamente la rimozione delle sanzioni anti-iraniane, cosa che al momento non si è ancora concretizzata.  


Recentemente l'Iran, di comune accordo col 5+1 (USA, Regno Unito, Francia, Cina, Russia e Germania), ha formalmente adottato il nuovo accordo sul nucleare concluso questa estate a Vienna. Nei prossimi giorni, secondo i termini dell'accordo, la Repubblica islamica ha l'obbligo di avviare l'attuazione di una serie di obblighi, concernenti tra l'altro il ridimensionamento drastico del suo programma atomico.

Ci sono buone ragioni per credere che possa farlo nel breve termine, perché la portata del rilievo delle sanzioni contenute nell'Accordo di Vienna è enorme - equivalente a un quarto del totale dell'economia iraniana. In quanto tale, il rispetto dei termini della transazione è una cosa positiva per gli ayatollah iraniani, almeno per il momento.

Tuttavia, ciò non significa un segnale finale e positivo al problema Iran per l'America. Al contrario, l'entrata in vigore dell'Accordo di Vienna inaugura una nuova - e ancora più impegnativa - fase della politica americana in Medio Oriente.

L'accordo nucleare ha iniziato a potenziare una serie di atteggiamenti aggressivi iraniani. Nelle ultime settimane, la Repubblica islamica ha avviato importanti nuovi colloqui in materia di appalti con fornitori di armi come la Russia e la Cina, ha condotto una prova di missili balistici in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e ha notevolmente ampliato la propria presenza militare in Siria. Questo avventurismo, inoltre, è pronto a diventare più pronunciato nelle settimane e nei mesi a venire, in quanto i benefici economici del patto nucleare cominceranno a vedersi in modo lampante.

Considerato quanto sopra, i politici americani devono cominciare a pensare sugli effetti negativi per gli USA dell'Accordo di Vienna. Bisogna studiare delle contromisure; queste rientrano in quattro grandi categorie.

Reciprocità. I particolari dell'accordo confermano che l'obiettivo iniziale della diplomazia occidentale con l'Iran - ovvero il ridimensionamento delle infrastrutture nucleari della Repubblica islamica - non è stato raggiunto. Al contrario, i termini dell'accordo effettivamente aiutano l'Iran a sviluppare un programma nucleare più forte nel corso del tempo. Gli Stati Uniti hanno bisogno quindi di sviluppare e implementare tecnologie avanzate per monitorare con precisione le attività nucleari dell'Iran, affinché siano in linea coi parametri dell'Accordo di Vienna - così come gli americani dovranno delineare pubblicamente una serie di punizioni per ledere le trasgressioni della Repubblica islamica.

Guerra economica. In Iran oggi, l'esercito clericale, ovvero quello delle Guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), è la seconda forza istituzionale del paese dopo la Guida Suprema. E' a dir poco una potenza economica, infatti tale esercito detiene il controllo di un terzo di tutta l'economia iraniana. Di conseguenza, l'IRGC sarà inevitabilmente tra i maggiori beneficiari dell'annullamento delle sanzioni e la sua potenziale minaccia si espanderà di conseguenza. La limitazione della capacità distruttiva dell'IRGC richiede una limitazione del suo accesso all'economia internazionale - formalmente designando l'intera IRGC come una entità terrorista, e poi completando la mappatura e l'individuazione delle sue entità costitutive, degli interessi economici vitali e colpendo le transazioni internazionali della Guardia rivoluzionaria coi partner stranieri. 

Difesa. L'amministrazione Obama ha articolato il suo impegno per dissuadere l'Iran riguardo al perseguimento delle armi nucleari, e ha detto che avrebbe usato la forza militare per fare ciò, se necessario. Eppure l'amministrazione finora non ha compiuto passi concreti per convincere il regime iraniano a fermarsi. Ciò richiederebbe una deterrenza inequivocabile facendo leva sulla forza militare americana, affinché gli iraniani sentano sempre sopra le loro teste la spada di Damocle degli USA. Ciò vorrebbe anche dire la prontezza in caso di violazioni iraniani ad un'azione militare diretta americana contro obiettivi iraniani, o almeno il potenziamento degli alleati regionali degli USA minacciati dall'espansionismo iraniano. 

La democrazia iraniana. Già classificato tra i regimi più repressivi del mondo, l'Iran nel corso degli ultimi anni, si è impegnato in un giro di vite sui diritti umani, la libertà di espressione e di scelta politica. Questa traiettoria dovrebbe essere di notevole interesse per i politici americani, perché la popolazione iraniana, circa 82 milioni, è prevalentemente giovane, istruita, e occidentalofila. Questo "altro" Iran ha in sé la promessa di un rapporto più duraturo e armonioso con l'Occidente. Ma l'Accordo di Vienna mette in pericolo il potenziale democratico dell'Iran, in quanto rafforza il regime iraniano a spese della sua popolazione in cattività. In risposta, il Congresso deve agire in modo più risoluto che mai, sia attraverso dichiarazioni pubbliche, sia attraverso la legislazione concreta, mettendo i riflettori sulle perpetue violazioni dei diritti umani in Iran, con l'obiettivo di colpire dal punto di vista legale il regime in caso di ulteriori violazioni dei diritti umani e della democrazia. 

Tutti questi passaggi sono necessari perché, mentre un accordo nucleare è ormai stato raggiunto, la sfida strategica più ampia che l'Iran rappresenta per gli interessi USA e per gli alleati americani della regione persiste. Un'azione risoluta è necessaria per evitare imbrogli iraniani mentre l'accordo è in vigore. 

Attualmente, negli Stati Uniti mancano sia la capacità, sia la credibilità per rispondere alle potenziali conseguenze dell'accordo nucleare. Alterare questo stato di cose deve diventare una priorità per i legislatori degli Stati Uniti nei mesi e anni a venire.

Nessun commento:

Posta un commento