UNA RIUNIONE DEI FM SIRIANI A ISTANBUL |
Ali Reza Jalali
Il conflitto siriano ha
rappresentato per i Fratelli Musulmani una opportunità unica per rientrare nel
panorama politico del paese arabo dopo 30 anni, ovvero da quando Hafez Assad
costrinse il gruppo all’emarginazione politica. Tale formazione fu costituita
da chierici locali sul modello dei Fratelli Musulmani egiziani fondati da
Hassan Al Banna, e negli anni ’50 e ’60 divenne una forza parlamentare. Dagli
anni ’70 in poi però, soprattutto tra il 1979 e il 1982, il partito entrò in
uno scontro con l’egemone Baath, garantendosi così però una legittimazione
rivoluzionaria che ha avuto molta utilità nel rendere i Fratelli Musulmani
siriani un gruppo importante per le rivolte anti-Assad dal 2011 in poi. Nonostante
ciò, il gruppo islamista ha avuto molti problemi nella sua affermazione
concreta, per via di vari motivi. Il lungo esilio ha fatto passare agli occhi
dei siriani il movimento come foraggiato dall’esterno, senza presa effettiva
sulla popolazione locale. Inoltre, la dirigenza del partito è molto anziana, e
non è riuscita ad istaurare un rapporto costruttivo con le nuove generazioni. D’altro
canto, la degenerazione militare del conflitto ha portato alla radicalizzazione
della componente islamista, con l’emersione di altri gruppi più estremisti che
hanno conteso il ruolo di fazione islamica avanguardista all’interno dell’opposizione
anti-Assad. La nascita di fazioni come l’ISIS o il Fronte Al Nusra hanno
rappresentato una opportunità, ma anche un rischio per i Fratelli Musulmani. Da
un lato il discorso ideologico pragmatico, centrista e moderato della fazione,
rispetto alla concorrenza islamista, ha fatto si che i FM potessero essere
foraggiati e aiutati dagli occidentali, diventando cosi il primo interlocutore
ufficiale degli occidentali nell’alveo dell’islamismo politico siriano. D’altro
canto, la concorrenza radicale delle altre fazioni islamiche ha emarginato i FM
tra la popolazione siriana, innescando una profonda crisi ideologica nel
partito.
Il pragmatismo
I FM hanno cercato sin dal 2011
di controllare l’opposizione siriana, ma senza un ruolo troppo esposto,
lasciando maggiore risalto mediatico ad altre figure dell’opposizione siriana,
come dei leader sunniti secolarizzati, dei curdi e dei cristiani. D’altro canto
il vero controllo della coalizione anti-Assad era saldamente nelle mani dei FM,
anche se ciò non era una cosa appariscente. Essi non obbligarono la coalizione
a rivendicare istanze islamiste, ma cercarono pacatamente di controllarne l’operato
dall’esterno. Un’altra mossa dei FM siriani fu l’ingresso nella nuova
coalizione anti-Assad proposta da Obama dal 2012 in poi. Qui inizialmente i FM
furono scettici, ma poi piazzarono alla vicepresidenza un loro uomo e
iniziarono a controllare la nuova piattaforma attraverso una moltitudine di ONG
indirettamente gestite della Fratellanza medesima. Tale politica portò alla
fine alla presidenza dell’ente anti-Assad un uomo dei FM, Ghassan Hitto,
sponsorizzato dal Qatar. Dal 2013 in poi però i FM sono rimasti vittime dei
giochi di potere regionali interni ai governi che sostenevano la ribellione
anti-Assad. Infatti, progressivamente, i FM siriani, fino ad allora saldamente
allineati al Qatar, vedendo tramontare la meteora dell’Emiro di Doha, grazie
anche alla prova di forza dei sauditi nel fare fuori tramite Al Sissi i FM
egiziani, hanno deciso di tenere una posizione più bilanciata nei confronti dei
sauditi, e alla fine nel 2014 andò al potere nella piattaforma anti-Assad, un
uomo sempre dei FM, ma sta volta più vicino ai sauditi. La dirigenza dei FM
siriani in quell’occasione disse apertamente che non era nel loro interesse
avere un atteggiamento negativo nei confronti di Riad. Con l’elezione di Ahmed
Al Jarba, uomo dei sauditi, sostenuto anche dai FM siriani, tale approcciò si
concretizzò totalmente. Tale rapporto privilegiato fu poi confermato nel marzo
del 2014 quando i sauditi inserirono i FM nella lista delle organizzazioni
terroristiche, ma risparmiarono i FM siriani, i quali furono molto grati per
tale decisione. Inoltre, nello stesso periodo, fu nominato a capo dei FM
siriani un medico siriano residente a Jeddah, il quale ringraziò i sauditi per
essere il motore del mondo islamico, nonché per essere l’avanguardia musulmana
contro Assad e l’Iran, compiacendosi anche dell’intervento saudita in Yemen.
Un’ideologia moderata
Esiste un rapporto difficile tra
i FM siriani e quelli egiziani; ciò si è visto lungo la storia, ma anche negli
eventi della primavera araba. Infatti, i siriani hanno sempre contestato agli
egiziani di aver sbagliato nel presentare un proprio candidato per le
presidenziali e di preferire un approccio diverso, ovvero quello di muoversi in
una coalizione. Inoltre non sono mancati attacchi a Morsi giudicato, a ragione
o a torto, troppo morbido nei confronti di Iran e Russia, alleati di Bashar
Assad. Un leader siriano della Fratellanza disse apertamente che era triste
sentire Morsi parlare con toni pacati da Mosca, quando i russi, a sua detta,
aiutano Assad a massacrare il popolo siriano. La radicalizzazione di Morsi in
chiave anti-Assad, soprattutto nella fase finale della sua presidenza, con un
appello al jihad contro il governo siriano, invece di essere accolta
positivamente è stata criticata dai siriani, che hanno detto di non aver
bisogno di guerriglieri stranieri per fare la rivoluzione. Certo, una volta
defenestrato Morsi, almeno formalmente, i FM siriani non hanno potuto che
dispiacersi della situazione, ma in profondità la situazione era ben diversa. Tale
tensione tra i due gruppi ha anche radici ideologiche. I siriani sono più
moderati degli egiziani; i primi contestano ad esempio ai secondi di voler
islamizzare le istituzioni e di volere una teocrazia. Non a caso i siriani nel
2013 hanno fondato un nuovo partito politico, il Waad, una piattaforma
ideologicamente molto affine al partito di Erdogan in Turchia, un movimento
nazionalista influenzato dall’Islam che vuole un approccio morbido e
costruttivo con le altre confessioni, che include anche cristiani e alawiti nei
propri quadri. La fondazione del Waad ha segnato molte differenze con l’esperienza
del partito politico dei FM egiziani (Giustizia e Libertà). Quest’ultimo non
era altro che un partito-pupazzo in mano ai FM, mentre il Waad era una sintesi
tra i FM siriani e altre organizzazioni, anche di matrice non islamica, ma
secolare. Tale movimento ha avvicinato anche i giovani, cercando una relazione
armoniosa con varie componenti della società siriana. Tutto ciò però non ha
impedito che nel 2015 nascessero grandi divisioni in seno al neonato partito,
in quanto si è scatenata una dura faida interna tra chi pensa che il Waad debba
muoversi in autonomia completa rispetto ai FM, e altri invece che vogliono che
di fatto il Waad sia la costola politica dei FM siriani.
Il problema delle divisioni
interne
Uno degli attriti interni
principali è quello della diversa visione politica tra la vecchia guardia e il
gruppo giovanile. Tale attrito ha portato ad una scissione dal 2010 in poi;
infatti, una volta constatato che i FM siriani si affidavano ancora alla
vecchia guardia, in pratica quelli che avevano vissuto le vicissitudini degli
anni ’80, provenienti principalmente dalle province di Idlib e Hama, i giovani
del partito decisero di fondare un movimento parallelo, per dare voce alle
proprie aspirazioni. Questi erano provenienti dalla città di Aleppo e avevano
una visione più moderna e riformatrice. Uno dei capi della fazione giovanile,
Ahmed Ramadan, in poco tempo divenne una delle figure di spicco dell’opposizione
siriana. Col passare del tempo e con la crescita del prestigio di Ramadan,
anche all’interno della fazione giovanile si innescarono problemi interni.
Alcuni accusavano la nuova dirigenza di essersi nuovamente, per questioni di
potere, riallineata sulle istanze dei FM. Queste diatribe interne hanno
danneggiato il gruppo giovanile, il quale alle fine ha giocato un ruolo da stampella nei confronti del gruppo
storico, deludendo molte aspettative.
In conclusione i FM siriani
certamente godono di un maggior prestigio storico rispetto alle altre fazioni
dell’opposizione siriana, sia tra gli islamisti, sia in generale. D’altro
canto, proprio per la classicità della sua struttura, sembra esso un movimento
politico inadatto ad avere un ruolo avanguardistico, al di là dei problemi
creati della divisioni interne, nel quadro della situazione siriana attuale,
ovvero uno scacchiere sempre più radicalizzato e militarizzato e sempre meno
adatto al ruolo dei partiti politici classici, più concentrati sul problema di
una transizione mai realizzata, che non di quello che effettivamente è la
guerra in Siria, un incrocio di interessi geopolitici e di interessi tribali e
settari, non gestibili nell’alveo di una struttura partitica novecentesca.
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