giovedì 12 maggio 2016

La crisi irreversibile dell'Islam politico siriano. Il caso dei Fratelli Musulmani

UNA RIUNIONE DEI FM SIRIANI A ISTANBUL  
 
Ali Reza Jalali
Il conflitto siriano ha rappresentato per i Fratelli Musulmani una opportunità unica per rientrare nel panorama politico del paese arabo dopo 30 anni, ovvero da quando Hafez Assad costrinse il gruppo all’emarginazione politica. Tale formazione fu costituita da chierici locali sul modello dei Fratelli Musulmani egiziani fondati da Hassan Al Banna, e negli anni ’50 e ’60 divenne una forza parlamentare. Dagli anni ’70 in poi però, soprattutto tra il 1979 e il 1982, il partito entrò in uno scontro con l’egemone Baath, garantendosi così però una legittimazione rivoluzionaria che ha avuto molta utilità nel rendere i Fratelli Musulmani siriani un gruppo importante per le rivolte anti-Assad dal 2011 in poi. Nonostante ciò, il gruppo islamista ha avuto molti problemi nella sua affermazione concreta, per via di vari motivi. Il lungo esilio ha fatto passare agli occhi dei siriani il movimento come foraggiato dall’esterno, senza presa effettiva sulla popolazione locale. Inoltre, la dirigenza del partito è molto anziana, e non è riuscita ad istaurare un rapporto costruttivo con le nuove generazioni. D’altro canto, la degenerazione militare del conflitto ha portato alla radicalizzazione della componente islamista, con l’emersione di altri gruppi più estremisti che hanno conteso il ruolo di fazione islamica avanguardista all’interno dell’opposizione anti-Assad. La nascita di fazioni come l’ISIS o il Fronte Al Nusra hanno rappresentato una opportunità, ma anche un rischio per i Fratelli Musulmani. Da un lato il discorso ideologico pragmatico, centrista e moderato della fazione, rispetto alla concorrenza islamista, ha fatto si che i FM potessero essere foraggiati e aiutati dagli occidentali, diventando cosi il primo interlocutore ufficiale degli occidentali nell’alveo dell’islamismo politico siriano. D’altro canto, la concorrenza radicale delle altre fazioni islamiche ha emarginato i FM tra la popolazione siriana, innescando una profonda crisi ideologica nel partito.
Il pragmatismo  
I FM hanno cercato sin dal 2011 di controllare l’opposizione siriana, ma senza un ruolo troppo esposto, lasciando maggiore risalto mediatico ad altre figure dell’opposizione siriana, come dei leader sunniti secolarizzati, dei curdi e dei cristiani. D’altro canto il vero controllo della coalizione anti-Assad era saldamente nelle mani dei FM, anche se ciò non era una cosa appariscente. Essi non obbligarono la coalizione a rivendicare istanze islamiste, ma cercarono pacatamente di controllarne l’operato dall’esterno. Un’altra mossa dei FM siriani fu l’ingresso nella nuova coalizione anti-Assad proposta da Obama dal 2012 in poi. Qui inizialmente i FM furono scettici, ma poi piazzarono alla vicepresidenza un loro uomo e iniziarono a controllare la nuova piattaforma attraverso una moltitudine di ONG indirettamente gestite della Fratellanza medesima. Tale politica portò alla fine alla presidenza dell’ente anti-Assad un uomo dei FM, Ghassan Hitto, sponsorizzato dal Qatar. Dal 2013 in poi però i FM sono rimasti vittime dei giochi di potere regionali interni ai governi che sostenevano la ribellione anti-Assad. Infatti, progressivamente, i FM siriani, fino ad allora saldamente allineati al Qatar, vedendo tramontare la meteora dell’Emiro di Doha, grazie anche alla prova di forza dei sauditi nel fare fuori tramite Al Sissi i FM egiziani, hanno deciso di tenere una posizione più bilanciata nei confronti dei sauditi, e alla fine nel 2014 andò al potere nella piattaforma anti-Assad, un uomo sempre dei FM, ma sta volta più vicino ai sauditi. La dirigenza dei FM siriani in quell’occasione disse apertamente che non era nel loro interesse avere un atteggiamento negativo nei confronti di Riad. Con l’elezione di Ahmed Al Jarba, uomo dei sauditi, sostenuto anche dai FM siriani, tale approcciò si concretizzò totalmente. Tale rapporto privilegiato fu poi confermato nel marzo del 2014 quando i sauditi inserirono i FM nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma risparmiarono i FM siriani, i quali furono molto grati per tale decisione. Inoltre, nello stesso periodo, fu nominato a capo dei FM siriani un medico siriano residente a Jeddah, il quale ringraziò i sauditi per essere il motore del mondo islamico, nonché per essere l’avanguardia musulmana contro Assad e l’Iran, compiacendosi anche dell’intervento saudita in Yemen.
Un’ideologia moderata
Esiste un rapporto difficile tra i FM siriani e quelli egiziani; ciò si è visto lungo la storia, ma anche negli eventi della primavera araba. Infatti, i siriani hanno sempre contestato agli egiziani di aver sbagliato nel presentare un proprio candidato per le presidenziali e di preferire un approccio diverso, ovvero quello di muoversi in una coalizione. Inoltre non sono mancati attacchi a Morsi giudicato, a ragione o a torto, troppo morbido nei confronti di Iran e Russia, alleati di Bashar Assad. Un leader siriano della Fratellanza disse apertamente che era triste sentire Morsi parlare con toni pacati da Mosca, quando i russi, a sua detta, aiutano Assad a massacrare il popolo siriano. La radicalizzazione di Morsi in chiave anti-Assad, soprattutto nella fase finale della sua presidenza, con un appello al jihad contro il governo siriano, invece di essere accolta positivamente è stata criticata dai siriani, che hanno detto di non aver bisogno di guerriglieri stranieri per fare la rivoluzione. Certo, una volta defenestrato Morsi, almeno formalmente, i FM siriani non hanno potuto che dispiacersi della situazione, ma in profondità la situazione era ben diversa. Tale tensione tra i due gruppi ha anche radici ideologiche. I siriani sono più moderati degli egiziani; i primi contestano ad esempio ai secondi di voler islamizzare le istituzioni e di volere una teocrazia. Non a caso i siriani nel 2013 hanno fondato un nuovo partito politico, il Waad, una piattaforma ideologicamente molto affine al partito di Erdogan in Turchia, un movimento nazionalista influenzato dall’Islam che vuole un approccio morbido e costruttivo con le altre confessioni, che include anche cristiani e alawiti nei propri quadri. La fondazione del Waad ha segnato molte differenze con l’esperienza del partito politico dei FM egiziani (Giustizia e Libertà). Quest’ultimo non era altro che un partito-pupazzo in mano ai FM, mentre il Waad era una sintesi tra i FM siriani e altre organizzazioni, anche di matrice non islamica, ma secolare. Tale movimento ha avvicinato anche i giovani, cercando una relazione armoniosa con varie componenti della società siriana. Tutto ciò però non ha impedito che nel 2015 nascessero grandi divisioni in seno al neonato partito, in quanto si è scatenata una dura faida interna tra chi pensa che il Waad debba muoversi in autonomia completa rispetto ai FM, e altri invece che vogliono che di fatto il Waad sia la costola politica dei FM siriani.
Il problema delle divisioni interne
Uno degli attriti interni principali è quello della diversa visione politica tra la vecchia guardia e il gruppo giovanile. Tale attrito ha portato ad una scissione dal 2010 in poi; infatti, una volta constatato che i FM siriani si affidavano ancora alla vecchia guardia, in pratica quelli che avevano vissuto le vicissitudini degli anni ’80, provenienti principalmente dalle province di Idlib e Hama, i giovani del partito decisero di fondare un movimento parallelo, per dare voce alle proprie aspirazioni. Questi erano provenienti dalla città di Aleppo e avevano una visione più moderna e riformatrice. Uno dei capi della fazione giovanile, Ahmed Ramadan, in poco tempo divenne una delle figure di spicco dell’opposizione siriana. Col passare del tempo e con la crescita del prestigio di Ramadan, anche all’interno della fazione giovanile si innescarono problemi interni. Alcuni accusavano la nuova dirigenza di essersi nuovamente, per questioni di potere, riallineata sulle istanze dei FM. Queste diatribe interne hanno danneggiato il gruppo giovanile, il quale alle fine ha giocato un  ruolo da stampella nei confronti del gruppo storico, deludendo molte aspettative.
In conclusione i FM siriani certamente godono di un maggior prestigio storico rispetto alle altre fazioni dell’opposizione siriana, sia tra gli islamisti, sia in generale. D’altro canto, proprio per la classicità della sua struttura, sembra esso un movimento politico inadatto ad avere un ruolo avanguardistico, al di là dei problemi creati della divisioni interne, nel quadro della situazione siriana attuale, ovvero uno scacchiere sempre più radicalizzato e militarizzato e sempre meno adatto al ruolo dei partiti politici classici, più concentrati sul problema di una transizione mai realizzata, che non di quello che effettivamente è la guerra in Siria, un incrocio di interessi geopolitici e di interessi tribali e settari, non gestibili nell’alveo di una struttura partitica novecentesca.  

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